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Visualizzazione dei post da luglio, 2013

Monte Paschi Siena sotto pressione

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Dopo diversi giorni di assenza dal blog, dettati da impegni personali e da una sostanziale staticità dei mercati, torno a scrivere per parlare di Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca del mondo, che da diversi anni a questa parte sembra non trovare pace. In una lettera del 16 Luglio scorso l'UE ha espresso forti riserve sul piano di ristrutturazione presentato dai vertici di Mps, e finalizzato all'ottenimento di aiuti per circa 4 mld di €. In particolare, il commissario Almunia avrebbe chiesto a Mps, qualora legalmente possibile, la sospensione dei pagamenti delle cedole di alcune obbligazioni "subordinate" ai clienti sottoscrittori. In altre parole, ammesso che la rivelazione del "Financial Times" sia veritiera (ed il giornale in questione ha una credibilità in tal senso molto forte), l' UE chiederebbe a Mps di non pagare agli obbligazionisti le cedole maturate su tutta una serie di emissioni proprie. Che se fosse vero non è proprio robett

Da Modesta a Moderata

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Come da titolo, è così che si è espresso ieri Bernanke circa lo stato dell'economia americana. Una crescita che prosegue "da modesta a moderata". Come a dire: per il momento di Tapering non se ne parla. Dunque la Fed intende continuare a mantenere una politica economica espansiva ed accomodante. Musica per le orecchie di chi pensava che quella vissuta a cavallo tra Maggio e Giugno fosse solo una correzione. Musica per chi, come Pimco, non soltanto non ha venduto T-Bond, ma ne ha comprati sulla debolezza. Una musica che però dovrà essere suonata dai migliori professionisti del settore, sorretti e guidati dal direttore d'orchestra Ben Bernanke. Nelle ultime giornate si registra dunque una volatilità in diminuzione, una decisa contrazione dei rendimenti obbligazionari, un azionario di nuovo, e diffusamente, in crescita, ed uno stato ancora comatoso nelle quotazioni di materie prime e oro (peraltro risalito un pò dai minimi degli ultimi anni). Si avvicina così la par

Il "Vix Index" la sa sempre lunga

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Uno degli indici più usati sui mercati è il "Vix", ossia il "Volatility Index". Come dice la parola questo indice misura la volatilità, cioè le oscillazioni, di un dato prezzo. Sia riferito a bonds, equity o indici generici il Vix è un ottimo termometro del nervosismo presente sui mercati. Più l'oscillazione è violenta, più il livello dell' indice sale. E viceversa. La scala è da 1 a 100. Il grafico che vi propongo oggi è l'indice di Volatilità dello S&P 500, il paniere delle 500 società più grandi quotate a Wall Street. Ho estrapolato gli ultimi sei mesi e come si può vedere la fase correttiva che ha caratterizzato i mercati a cavallo tra Maggio e Giugno ha visto, com'era ovvio, una forte impennata della volatilità. Se ci fate caso, però, da diversi giorni a questa parte la volatilità è improvvisamente ridiscesa a livelli "standard", uguali a quelli di inizio anno. Cosa significa tutto questo?.  Semplicemente che i mercati hanno

Vicini di Ratings

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Oggi sul portale finanza di Yahoo è uscita una "simpatica" classifica dei paesi con i vari ratings sui rispettivi debiti pubblici. L'Italia fa parte di un gruppetto all'interno del quale spiccano realtà  come Lituania e Azerbaigian. Da notare che l'Irlanda, membro insieme a noi dei "PIIGS" (pigs sta per maiali in inglese; acronimo di Portogallo, Irlanda,Italia, Grecia e Spagna), ha un rating migliore del nostro, "BBB+" contro "BBB". La spiegazione, riportata anche da un articolo uscito oggi sul "Corriere della Sera", è semplice: l'Irlanda quest'anno crescerà dell' 1,3%, grazie ad importanti tagli alla spesa pubblica (quella inutile); noi invece scenderemo di un altro 2%, grazie a decenni di politiche fiscali opprimenti ed a nessun taglio (anzi, aumenta!) della spesa statale. Negli ultimi anni l'investitore accorto e ben seguito sa bene che molti paesi apparentemente poco affidabili sono invece detentori

Bernanke uber alles!

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Ieri sono uscite le "minute" della Fed, cioè i verbali dell'ultima riunione della Federal Reserve. In sostanza hanno confermato quanto emerso in queste settimane e di cui ho scritto credo diffusamente: il rientro dal QE (il Tapering) ci sarà SOLO e SE si osserverà un tasso di disoccupazione al 6,5% (oggi 7,6%) e un tasso di inflazione al 2% (oggi 1,4%).  Ma ieri ha parlato Ben Bernanke, il capo della Fed. Colui il quale, solo parlando, ha provocato il terremoto sui mercati obbligazionari. Ieri Ben è stato molto più accomodante del 22 Maggio scorso, molto più "colomba" di quanto non sia: "Politiche monetarie altamente accomodanti. E' ciò di cui ha ancora bisogno l'economia americana nel prossimo futuro". Queste le sue testuali parole. Alle quali ne hanno fatto seguito altre, tutte orientate a far capire ai mercati che quelle pronunciate a fine maggio erano, forse, state dette con un pò troppa superficialità o forse, volutamente, dette per in

Il crollo del rating Italiano

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Quello che vedete sopra, e c'ho voluto fare un post a parte, è il grafico dell'andamento dei giudizi sul nostro debito da parte delle tre agenzie di ratings S&P, Moody's e Fitch. Come potete constatare solo fino a 3 anni fa le agenzie di ratings ci equiparavano quasi alla Germania, tanto per dire. Cioè ci davano un giudizio "AA" quando il massimo dell'affidabilità e della solidità di un paese è "AAA" (c.d. "tripla A"). Una discesa all'inferno velocissima, quasi verticale, anche perchè fino alla fine del 2011, cioè meno di due anni fa, tutte e tre le agenzie ci avevano concesso ancora la "A". Penso che il grafico sia talmente chiaro che non ci sia niente da aggiungere.....

S&P taglia ancora il rating all' Italia

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Ad un solo gradino dall'inferno: è questo il giudizio che ci riserva Standard&Poor's con il nuovo, pesante, declassamento del giudizio sul nostro debito pubblico. Ancora un altro gradino e poi i nostri titoli di stato entreranno nella non certo meritoria classifica dei cosiddetti "Junk Bond", i "Titoli Spazzatura", quelli per i quali il grado di affidabilità è pressocchè inesistente. Il giudizio arriva dopo settimane nelle quali, inevitabilmente, a causa delle tensioni sui mercati obbligazionari mondiali, i nostri titoli di stato hanno sofferto anch'essi (più degli altri) pesanti rialzi dei rendimenti, con conseguente discesa dei prezzi. Ma mentre nel resto del mondo si assiste, in tal senso, ad un più che buono recupero generalizzato, da noi, stante una situazione che ci condanna a pagare oltre 100 mld di € all'anno solo di interessi sul nostro debito, le cose sembrano andar peggio ad ogni giorno che passa. Il giudizio che ci affibbia S&a

I dati sul lavoro USA ai raggi X

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Venerdì scorso, come ho scritto, i dati sul lavoro Usa sono stati piuttosto contrastanti. Ad una prima, giocoforza veloce, lettura degli stessi appare/iva una forte contraddizione tra il nuovo numero di occupati nel mese di Giugno, 195.000, contrapposti ad un tasso di disoccupazione fermo al 7,6%, incapace di scendere, rispetto al mese precedente, anche solo di un decimale. Con più calma e con la possibilità di leggere tutto il report si possono fare riflessioni molto più articolate. Che peraltro vanno fatte, perchè questo dato è veramente cruciale per il futuro prossimo venturo nella storia dei bonds e dei mercati in genere. Vediamo: 1) un dato negativo per i mercati obbligazionari è dato dal fatto che il tasso di disoccupazione non è sceso perchè sono aumentate le persone che si sono rimesse a caccia di lavoro. Nei mesi scorsi molti americani, sfiduciati dalla possibilità di trovare un impiego, si erano cancellati dalle liste degli uffici preposti, e quindi la discesa della d

***FLASH***: DATI SUL LAVORO USA

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Mezz'ora fa sono usciti i dati tanto attesi. Vi dico subito che sono assai contrastanti, infatti il dato sui nuovi occupati nel mese di Giugno è stato superiore alle aspettative (195.000 nuovi posti contro i 165.000 delle previsioni) mentre il dato sulla disoccupazione è rimasto al palo del 7,6% (come lo scorso mese). Il dato sui nuovi posti di lavoro molto superiore alle attese ha finora (la borsa americana mentre scrivo deve ancora partire) fatto schizzare verso l'alto il rendimento dei treasuries: questa al momento non è una buona notizia per il mercato obbligazionario, perchè come vi ho detto se i rendimenti salgono i prezzi scendono. Bisognerà vedere a fine giornata come sarà andata a finire, è ancora presto per fare previsioni (ripeto, il dato è uscito mezz'ora fa). Il dato sul tasso di disoccupazione invece è più lineare: ci si aspettava una discesa al 7,5% ed invece si è rimasti inchiodati al 7,6%. Questo dato così com'è dovrebbe, rispetto all'altro, tira

Nec spe nec metu

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"Nec spe nec metu": Nè con speranza, nè con timore. E' questo il sentiment della settimana in corso sui mercati finanziari, azionari ed obbligazionari. In attesa del dato, assai importante, di venerdì prossimo sul tasso di disoccupazione negli Stati Uniti, che sarà uno dei driver fondamentali per l'andamento dei corsi fino alla fine dell'estate, quella in essere sembra essere l'ottava dell'attesa. Senza speranza ma anche senza timore.  Dovesse uscire un dato inferiore alle attese, deludente sul piano dei puri numeri, i rendimenti dell'obbligazionario scenderebbero, e quindi risalirebbero i prezzi. Salirebbero probabilmente anche i prezzi delle azioni. Un dato neutro sarebbe comunque più favorevole alle "colombe" della Fed che vogliono mantenere il Q.E. per molti anni ancora piuttosto che ai "falchi" più orientati all'avvio del cosiddetto "Tapering", il piano di rientro dal Q.E. stesso. Un dato molto positivo, che co